Stampa ricordo della poetessa Ōtomo No Sakanoue Iratsume

Xilografia policroma a 28 colori, 34 matrici, anno 1990

Tirature: 2 con colori e carte diverse

Tecniche impiegate in uso nel periodo EDO in Giappone:

Nishiki-E

Dipinti broccato, termine con il quale si prese ad indicare le xilografie policrome diffusesi a partire dal 1765 (incisioni su legno di pero o di ciliegio).

Bokashi

Stampa a colori sfumati

Karazuri

Stampa con parti realizzate con la sola pressione, senza colore, per ottenere il rilievo ed effetti tridimensionali.

Kindei

Colore dato da polvere d’oro per coprire minime parti della superficie della stampa con motivi decorativi.

Kirazuri

Stampa a mica consistente nell’applicare particelle di polvere di perla e mica al fine di ottenere effetto argentato e brillante. Per la stampa dell’oro e argento.

Legno: Le incisioni per i contorni e per i cliché sono state eseguite su legno di ciliegio (Sakura)

Carta: Carta pregiata Giapponese

Misura delle stampe cm 20 x cm 30,5

 

Sigilli in cinabro cinese

 

Versi della poetessa Ōtomo no Sakanoue no Iratsume:

Qualche volta dici ”vengo” e non vieni.

Ora hai detto che non verrai, e non mi aspetterò che tu venga, dato che dici “non vengo

 

 

 

 

NOTA: Pur così altisonante, il suo nome è sconosciuto ai più. Ecco perché Ligustro vuole ricordare Ōtomo no Sakanoue no Iratsume (695?-750?), una grande poetessa i cui waka furono compresi nella prima celebre antologia poetica del Giappone, il Man’yōshū o “Raccolta delle diecimila foglie”. Nella raccolta sono attribuibili a Iratsume ben 84 componimenti poetici, un terzo dei quali a tema amoroso.

Ligustro ha fatto presente questo detto ad una persona di Imperia che più volte aveva assicurato che sarebbe venuta a fargli visita, ma non si è mai vista.

Firma : Sigillo in basso a sinistra Ligustro

Nel Man'yōshū vi sono parecchie poesie scritte da donne e si può dire che ci sono stati ben pochi momenti, sia in oriente che in occidente, nei quali donne hanno partecipato in numero così elevato alla composizione di liriche. Alcune poetesse del Man'yōshū produssero dei capolavori. La cosiddetta “letteratura femminile” non balzò improvvisamente alla ribalta del successivo periodo Heian: già all’epoca del Man'yōshū le donne ebbero un ruolo determinante nello sviluppo della letteratura autoctona e fu solo dopo il XIII secolo, con la comparsa della classe militare al potere e del suo codice etico (nel quale in particolare il confucianesimo sottolineava la fondamentale disparità tra uomo e donna), che tale ruolo perse d'importanza e si dissolse.

Originariamente, la "femminilità" (taoyameburi) fu un ideale, ma più avanti, sotto l'influsso della cultura straniera, si pose molta più enfasi sulla "mascolinità" (masuraoburi). Kamo no Mabuchi (1697- 1769) scrisse della mascolinità del Man'yōshū, ma rimase anche affascinato dal contrasto con la natura essenzialmente femminile della società della corte di Heian. In verità questa duplicità era già presente nel periodo Nara, benché non ancora in pieno sviluppo. Il Man'yōshū è innanzitutto una collezione di poesie d'amore e le poetesse che vi compaiono contribuirono largamente al tema.

Tra le donne abbiamo già citato la principessa Nukata. Molte altre poesie sono opera della dama di corte Ōtomo no Sakanoue no lratsume (VIII secolo), zia di Ōtomo no Yakamochi sul quale ebbe una forte influenza. Essa scrisse di argomenti vari, tra cui descrizioni paesaggistiche e elegie, ma nella sua produzione parte preponderante hanno le raffinate poesie d'amore, ricche di sfumature indicative della psicologia di una donna innamorata. Per esempio, si rammarica che, mentre il suo amore è profondo, quello dell'amante si riduce a semplici parole (IV, 656), o confessa che non può fare a meno di pensare a un uomo anche dopo avergli detto che l'avrebbe cancellato dalla sua mente (IV, 657); implora l'amante di non badare alle parole di coloro che potrebbero separarli (IV, 660), o di colmarla di dolci espressioni mentre sono insieme dato che non possono vedersi spesso (IV, 661). Una delle sue poesie migliori ha come tema un amante che non mantiene le promesse :

kon to iu mo

konu toki aru o

koji to iu o

kon to wa mataji

koji to iu mono o

Ōtomo no Sakanoue no lratsume, Man'yōshū, IV, 527

(Talvolta dici “verrò” e poi non vieni, ora dici “non verrò”: perché dovrei aspettarmi che tu venga se mi dici che non verrai?)

 

Il Man’yōshū (Raccolta di diecimila foglie), la più vasta e antica collezione di liriche giapponesi giunta sino a noi, fu compilata molto probabilmente intorno alla seconda metà dell'VIII secolo. Non conosciamo i nomi dei compilatori, ma è certo che almeno Ōtomo no Yakamochi vi ebbe una parte preponderante. Si compone di circa 4500 poesie (di cui 4200 sono tanka, 260 chōka, e 60 sedōka) scritte tra la seconda metà del v secolo e la metà dell'VIII, anche se per la maggior parte dei poemi la data di composizione si deve collocare tra la seconda metà del VII e la prima metà dell'VIII. Per l'argomento le poesie rientrano in tre categorie: zōka (miscellanee), che trattano di cerimonie, viaggi, banchetti, leggende, ecc.; sōmonka (poesie d'amore), dove si parla dell'amore tra uomo e donna, e, in alcune anche dei sentimenti del poeta per i figli, o per fratelli e sorelle; e banka (elegie). Questa classificazione deve molto alle divisioni usate nella poesia cinese. I componimenti sono scritti in giapponese usando gli ideogrammi cinesi talvolta presi per il loro valore fonetico applicato alle sillabe giapponesi e talvolta per il loro significato, secondo il sistema da allora noto come man’yōsgana. (Il dibattito su come leggere alcune parole è ancora aperto…..)

Molte delle più antiche poesie del Man’yōshū furono scritte da imperatori, principi e principesse imperiali. Tra queste alcune, per il metro (che si distacca dalla cadenza 5-7-5-7-7) e per il contenuto, sono simili alle antiche ballate. Esempio tipico, ma raro, è il primo poema della raccolta, dovuto all'imperatore Yūryaku, “sulla "terra di Yamato". In genere, le opere che ci hanno lasciato imperatori e membri della famiglia imperiale verso la fine del VII secolo, all’epoca dei già citati disordini del 672 quando erano coinvolti nella lotta per il potere a corte, sono di tutt'altro tipo. Queste poesie erano l'espressione di una emotività tutta personale, stese secondo uno schema prefissato. Così, quando il fratello dell'imperatore Tenji, principe Ōama (il futuro imperatore Tenmu) un giorno avvicinò la principessa Nukata ­ che era stata sua moglie prima di sposare Tenji - e agitò la lunga manica in saluto, la principessa compose alcune poesie……….

 

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