TITOLO: Stampe haiku di Bashō

Questa stampa simile a quelle inserite nel pregiatissimo libro realizzato da Ligustro dei 12 haiku illustrati di Bashō composto da 24 xilografie, con 70 tavole incise e 180 tavole incise per i colori; copertina in pelle. Queste opere si possono acquistare.

Xilografia policroma a da 18 a 45 colori, Anno 1997 - 2000

Tirature: 3 con colori, carte pregiate giapponesi e su seta cinese

Tecniche impiegate in uso nel periodo EDO in Giappone:

Nishiki-E

Dipinti broccato, termine con il quale si prese ad indicare le xilografie policrome diffusesi a partire dal 1765 (incisioni su legno di pero o di ciliegio).

Bokashi

Stampa a colori sfumati

Gindei

Impiego di polvere d’argento per dare rilievo a particolari finemente ricavati nella stampa.

Gin-Sunago

Scaglie e polvere d’argento cosparso sulla superficie al fine di ottenere effetti di luminosità su particolari cliché in modo da ricavare stampe perfettamente simili.

Karazuri

Stampa con parti realizzate con la sola pressione, senza colore, per ottenere il rilievo ed effetti tridimensionali.

Kimekomi

Stampa con effetto inverso del “karazuri” e con effetto di incisione, avallamento.

Kindei

Colore dato da polvere d’oro per coprire minime parti della superficie della stampa con motivi decorativi.

Kinpaku

Impiego di foglia d’oro al fine di ricoprire superfici anche estese sulla stampa.

Kin-Sunago

Scaglie e polvere d’oro cosparso sulla superficie al fine di ottenere effetti di luminosità su particolari cliché in modo da ricavare stampe perfettamente simili.

Kirazuri

Stampa a mica consistente nell’applicare particelle di polvere di perla e mica al fine di ottenere effetto argentato e brillante. Per la stampa dell’oro e argento.

Mokkotsu

Tipo di pittura o di stampa di tradizione cinese che consiste nel rappresentare le figure senza contorni.

Sabi-Bori

Metodo di incisione per ottenere nella stampa della calligrafia Giapponese l’effetto del pennello.

Kira-E

Stampa in mica

Legno: Le incisioni per i contorni e per i cliché sono state eseguite su legno di ciliegio (Sakura)

Misura della stampa: cm. 21 x cm 32

Sigilli in cinabro cinese:

 

NOTA: Il personaggio nell’ultima stampa Ligustro ha voluto rappresentare Hokusai in suo omaggio.

Si tenga presente, inoltre, che alcune figure rappresentate nelle stampe sono uguali, ma sono stati incisi legni distinti; uno per la stampa di destra ed uno per la stampa di sinistra

Firma: In basso a destra LIGUSTRO


NOTA SU BASHŌ:

 

…Fu Bashō (1643/44-1694) il vero innovatore dello haikai. Formatosi da giovane alla scuola Teimon e in seguito a quella Danrin, Bashō gradualmente superò tali correnti ormai in declino e affermò il suo stile personale. Per lui lo haikai non era né gioco, né mestiere, ma un'arte alla quale dedicarsi totalmente. Isolatosi dal chiasso del mondo materiale, all'inizio il suo stile risentiva di una certa rigidità e ricercatezza, ma la sua maturità come poeta e come uomo lo condusse ad uno stile più libero e leggero. Fu proprio la 'leggerezza' uno dei suoi ideali negli ultimi anni della carriera: leggerezza nel senso di capacità di rinnovarsi costantemente, di cogliere in piccoli oggetti o avvenimenti della vita quotidiana un'ispirazione più fresca ed esprimerla con immagini concrete dai contorni netti. Alla base di ciò, c'è il concetto dell'universo come infinita metamorfosi, in cui il poeta deve immergersi.

Con Bashō lo haikai raggiunse l'alto livello artistico e la dote di questo poeta eccelso si nota anche nelle sue prose, soprattutto nelle cronache di viaggio.

Se Bashō, scendendo dal, per così dire, parnassiano isolamento, alla fine fece ritorno alla realtà della vita quotidiana, Buson (1716-83) sostenne la necessità del distacco da quest'ultima. Per questo, secondo lui, bisogna purificare lo spirito immergendolo nel mondo delle lettere, soprattutto nella poesia cinese. Diversamente dalla fusione di vita e arte di Bashō, in Buson riscontriamo la netta separazione tra la dimensione della vita quotidiana e la sfera dell'arte, che costituisce un marchio distintivo……

articolo di Ikuko Sagiyama dicembre 1995, estratto dalla pubblicazione CIPANGU MONOGATARI Il Giappone raccontato dai libri

Museo Nazionale D’Arte Orientale

a cura di Teresa Ciapparoni La Rocca Consigliere AISTUGIA

Prefazione al volume di: Prof. Nishimoto Kôji Direttore dell’Istituto Giapponese di Cultura in Roma, Donatella Mazzeo Direttore del Museo d’Arte Orientale di Roma, Raniero Gnoli Direttore del Dipartimento di Studi Orientali Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

presente nell’ ARCHIVIO LIGUSTRO - sala Ligustro - presso la Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia

per info ligustro.italia(AT)gmail.com

 

NOTA SU BASHŌ:

 

Libro: L’ANGUSTO SENTIERO DEL NORD

di Matsuo Bashō

La poesia giapponese nasce nel primo millennio dalla grande esperienza cinese. Ma l’hai-kai (o haiku, o hokku) è un’espressione esclusiva dell’arcipelago. Sono sempre tre linee di cinque, sette, cinque sillabe, alcuni sono vere miniature, altri offrono audaci accostamenti, ma ve ne sono di puramente fantastici. Queste poesie furono coltivate principalmente da Basho e ancor oggi, dopo trecento anni, nell’anniversario della sua morte, il 12 ottobre si svolge il Bashō-ki, festival dell’haikai, in un padiglione dove il ritratto del poeta è esposto su un altare, viene bruciato incenso in suo onore e si svolge una gara di poesia.

Il poeta Matsuo Bashō viaggiava per ampliare gli orizzonti della sua poesia e avere una visione più profonda della realtà. Da Edo, sua città natale, compì tre pellegrinaggi poetici. Nel 1684-85 si diresse verso ovest, visitando Nagoya, Nara e Kyoto. Questo viaggio è descritto in un diario intitolato Nozarashi-kiko (Relazione di viaggio sotto la pioggia e il vento, 1685). Più tardi scrisse il breve Kashima-kiko (Una visita al santuario di Kashima, 1687).

E nello stesso anno il poeta ripartì per un lungo viaggio a occidente; questa volta visitò Suma e Akashi sul Mare Interno, Sendai e rientrò ad Edo attraversando le montagne, passando per Sarashima, nelle Alpi giapponesi. Questo viaggio è descritto in due diari poetici, Oi-no-kobumi (Frammenti di fagotto, 1688) e Sarashina-kiko (Una visita al villaggio di Sarashina, 1688). Nella primavera del 1689 Bashō partì per il suo viaggio di poesia più lungo e creativo nelle zone del Giappone settentrionale. Percorse 2.500 chilometri in 156 giorni. Dal viaggio nacquero alcuni dei suoi haiku più belli raccolti nell’Oku-no-hosomichi (Lo stretto sentiero nel profondo del paese, che noi traduciamo:

L’angusto sentiero del Nord, 1694)……….

…Questa pubblicazione è il risultato di una fusione perfetta tra prosa e poesia…

ESTRATTO dal libro completo presente nell’ARCHIVIO LIGUSTRO - sala Ligustro - presso la Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia

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NOTA SU BASHŌ:

 

…Nessuno dei creatori giapponesi occupa, non solo nella vicenda artistica del suo paese ma in quella universale, un luogo così alto e così puro come quello occupato da Bashō. Davvero, nella breve parabola di questo maestro, c'è qualcosa di miracoloso, di inusuale perfino rispetto a una tradizione tutta tesa, in ogni modo, a distillare perfezione e bellezza dalle forme. In punta di piedi, con la dolcezza (verrebbe da dire) di un flâneur walseriano, Bashō sa attraversare la vita e il linguaggio facendo del suo cammino una continua devozione di ringraziamento: un canto al mondo tanto più dispiegato quanto meno esibito, tanto più ricco di stupore e di spazi quanto più refrattario ai voli del pensiero, e degli stessi affetti.

Pare che più di una volta egli dicesse ai suoi discepoli: «Chi crea dai tre ai cinque haiku nella sua vita è un poeta di haiku. Chi ne crea dieci è un maestro». Ma assai più di dieci sono gli haiku da lui concepiti in spirito di assoluta verità, e che ci è possibile ripercorrere sul filo dei suoi passi incantati.

Per Bashō, non c'è differenza tra poesia e vita - ma ciò non comporta alcuna forma di estetismo. Semplicemente, tutto per lui può essere poesia, cioè luce, cioè risveglio. Assai raro - forse impossibile - è sentire, leggendo qualche altro poeta, lo stesso senso di libertà che i versi di Bashō ci comunicano. Mai la Grande Mente dello Zen ci è apparsa così autenticamente incarnata in figure: mai l’indicibile è stato così limpidamente detto. Senza alcuna scelta di esemplarità, disegnandosi in una lingua quotidiana e comune, benché «intensificata», ogni haiku di Bashō ha la forza di una parabola, di un invito incomparabile a riscoprire il miracolo supremo: la vastità dell'esserci.

Assolutamente concentrico - capace di ritrovare il centro della propria esperienza ovunque - lo sguardo di Bashō è insieme assolutamente centrifugo, espansivo. Nessuna occasione è da lui tralasciata per perdersi fra le cose del mondo, per fare di sé una cosa: puro suono di cicale notturne, pura freschezza di un melone all'alba, pura luce di un lampo nel buio... In questi istanti di fusione totale il tempo sembra realmente abolirsi. Eppure nessuno più di Bashō ha il sentimento dell'impermanenza: del tempo che vibra, che pulsa, che batte attraverso la fluida corrente dell'essere, istante per istante, senza sosta, senza fine.

Il fatto è che nessuno più di Bashō ha capito la verità del dolore: o meglio, la verità attraverso il dolore. Senza mai temere le notti di freddo, di pioggia e di abbandono su strade autunnali o in povere locande, su miseri giacigli fitti di pulci, il pellegrino Bashō continua a parlarci dal fondo di un tempo immensamente gioioso proprio perché capace di misurarsi, senza risparmio, con la tristezza: immensamente quieto proprio perché scandito, fino all'estremo, sul battito del cuore.

ESTRATTO dal libro IL MUSCHIO E LA RUGIADA a cura di Mario Riccò e Paolo Lagazzi completo presente nell’ARCHIVIO LIGUSTRO - sala Ligustro - presso la Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia

 

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NOTA SU BASHŌ:

 

…Era dunque naturale che la poesia giapponese che fino ad allora era stata caratterizzata principalmente dalla sua sobrietà e ritenutezza, dovesse diventare più gaia e capricciosa, e che lo spostarsi del centro di attività creativa dalla Corte ai ritrovi dei mercanti si dovesse riflettere anche sul suo tono. La cosa che più sorprende è che proprio in quel tempo vivesse nella capitale degli shoguns un uomo che viene spesso considerato il più grande poeta del Giappone, i cui versi sono di squisita cesellatura e che condusse vita così intemerata da essere reputato santo. Questi fu Bashō (1644-94), il maestro della “libera” poesia a catena e del haiku di 17 sillabe che ne fu il sottoprodotto.

Nelle dissertazioni coi suoi discepoli Bashō dichiarava che i due princìpi sui quali posava la sua scuola poetica erano la mutevolezza e la stabilità. Questa affermazione si può meglio intendere conoscendo due pericoli dai quali la poesia giapponese era sempre minacciata. Il primo, e più grave, era di diventare vieta e sterile per l'eccesso di studio e imitazione degli antichi capolavori. Bashō insisté perché il suo stile poetico, come egli disse, “mutasse col mutare di ogni anno e rinverdisse ad ogni mese”: aggiunse inoltre “io non cerco di ricalcare le orme dei predecessori: io ricerco quello che essi ricercavano”, vale a dire che egli non voleva accettare ed imitare le soluzioni degli eterni problemi suggerite dagli antichi, ma cercava invece una soluzione sua. Questo è quanto egli voleva dire col suo secondo principio, quello della stabilità. Però quando per l'influenza dei movimenti di rinnovamento letterario del XVII secolo tutte le tradizioni vennero poste da parte ed i poeti giapponesi godevano per la conquistata libertà, i risultati furono spesso caotici. Per Bashō mutevolezza e stabilità dovevano essere entrambe presenti nei suoi haiku. In alcune delle sue poesie più famose troviamo questi elementi presenti non solo nell'esatto significato ma, se i termini si possono definire geometricamente, come espressione del punto in cui il momentaneo, il fuggevole, s'incontra col costante e l’eterno. Lo troviamo per esempio nel suo forse più celebre haiku:

L'antico stagno

Una rana vi salta dentro

Il rumore dell'acqua.

Nel primo verso Bashō ci offre la componente eterna della sua poesia: le acque immote, senza tempo, dello stagno. Il secondo ci dà il senso del momentaneo, personificato dal movimento della rana. Il loro punto d'incontro è il rumore che fa l'acqua al salto della rana. Interpretata in modo formale la componente eterna è la percezione del vero, soggetto di innumerevoli poesie giapponesi; il nuovo apporto di Bashō è l'adoprare la rana per il suo subitaneo movimento invece che per il suo gracidio piacevole, immagine poetica abusata dai suoi predecessori…

Articolo estratto dal libro LETTERATURA GIAPPONESE di Donald Keene materiale servito in origine per lezioni tenute nell’Università di Cambridge durante i corsi del 1952. (pagg. 53-55)

Il volume che è stato pubblicato da Sansoni – Firenze - nel 1958 e nel 1962 è presente nell’ARCHIVIO LIGUSTRO - sala Ligustro - presso la Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia

 

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NOTA SU BASHŌ:

“...comporre un haiku vuol dire esprimere con parole la luce in cui le cose o il mondo vi appaiono. Questo va fatto prima che quella luce si spenga nella nostra mente e nel vostro cuore…altrimenti  versi frutto della vostra costruzione mentale…” Bashō

…Lo stesso termine haiku significa, alla lettera, “poesia del viandante”. Dei due ideogrammi che lo compongono, il primo (hai) ha in origine il senso di “girare”, “pellegrinare”, “viaggiare” mentre il secondo (ku) vuol dire “frase” o “poesia”.

Appunti di Ligustro

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LA POESIA GIAPPONESE

…Uno dei primi e più noti giudizi sulla poesia giapponese fu espresso nel 905 d. C. da Ki no Tsurayuki nella sua prefazione alla Raccolta di poesia antica e moderna.

Comincia così:

La poesia giapponese ha per seme il cuore umano, e si espande in innumeri foglie di parole. Molte cose di questa vita toccano l'uomo, che cerca quindi di esprimere i suoi sentimenti attraverso immagini tratte da quello che vede o sente. Chi mai fra gli uomini non compone poesie ascoltando l'usignuolo che canta tra i fiori, o il gracidare della rana che vive nell'acqua?

È poesia ciò che senza sforzo alcuno commuove e terra e cielo: ciò che muove a pietà gli dei ed i dèmoni invisibili, che ingentilisce i legami tra uomo e donna e può confortare il cuore dei feroci guerrieri.

A prima vista queste parole potranno apparire poco più di una affermazione convenzionale sulla potenza della poesia: ma in realtà nelle parole di Tsurayuki v'è più di un richiamo ad antiche osservazioni cinesi.

Ma sotto la piana veste retorica vi sono cose dette e cose taciute che non possono non interessare il lettore occidentale.

Anzitutto giova notare che Tsurayuki afferma che la poesia ha in sé la forza di muovere gli esseri soprannaturali e non, secondo il pensiero occidentale, che siano questi esseri a parlare per voce del poeta il quale altro non è che l'ispirato interprete delle loro parole. I giapponesi possono avere creduto che la poesia come ogni altra cosa fosse nata con gli dei, ma i poeti giapponesi non si sono mai rivolti alle Muse o ad altri esseri divini perché porgessero aiuti al loro poetare.

L'arte, per meravigliosa che fosse la potenza che le si attribuiva, non era posta al di là del talento umano. Tsurayuki noverò alcuni dei casi nei quali gli umani cercarono consolazione nella poesia:

Quando videro una distrutta fiorita primaverile, quando udirono il cader delle foglie in una sera d'autunno, quando sospirarono mirando nel loro specchio e neve e rughe portate da ogni anno che passa: quando la rugiada sull'erba o la spuma sull'onda li richiamò bruscamente alla brevità della lor vita, o quando, ancor ieri splendidi e orgogliosi caddero nella miseria e nella solitudine o quando dopo essere stati teneramente amati, furono abbandonati.

Questi rimasero tra i soggetti principali della poesia giapponese senza che alcuno avesse bisogno di un'ardente musa….

Articolo estratto dal libro LETTERATURA GIAPPONESE di Donald Keene materiale servito in origine per lezioni tenute nell’Università di Cambridge durante i corsi del 1952. (pagg. 35-36)

Il volume che è stato pubblicato da Sansoni – Firenze - nel 1958 e nel 1962 è presente nella sala Ligustro presso la Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia

 

 

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