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L’umana avventura di un artista

di Carla Aiuti

Professoressa, poetessa e scrittrice, pubblicazione dedicata al famoso incisore imperiese Ligustro Berio

" --- Ai miei figli, Annalisa, Francesco e Giuseppe"

 

Al numero 13 di via Des Geneys si apre la bottega di Ligustro, Giovanni Berio, che ha fatto rivivere l'antica arte giapponese dell'incisione, apportandovi l'impronta della sua originalità. L'ambiente è costituito da un'unica stanza piccolissima, quasi un bugigattolo, ma riesce misteriosamente a contenere numerosi visitatori ed amici comodamente seduti sulle vecchie sedie che l'artista, con gesto da prestigiatore, sembra trarre all'improvviso dalle pareti.

Specialmente d'estate, entrando in questo singolarissimo atelier da via Des Geneys assolata e percorsa da traffico intensissimo, in fuga da motorini "smarmittati" e da automobili che piombano troppo veloci sui passaggi pedonali, si ha l'impressione di trovarsi in un'altra dimensione. "Salto nell'iperspazio!", direbbero a questo punto in un film di fantascienza, e dallo schermo della nave spaziale scomparirebbero terrificanti piogge di meteoriti o i feroci nemici degli eroi di turno.

"Salto nell'iperspazio!", ed eccoci qui, in una semioscurità che sa di polvere e di altri mille odori non immediatamente definibili. Appena gli occhi emergono dal verde-acquario che succede al bagliore del sole intravedono luccichii alle pareti: iridiscenze sontuose di ali di farfalle o di squame di pesci brillano sulle stampe appese a decine come panni stesi ad asciugare.

Dopo il primo impatto questo microcosmo fiabesco assume tuttavia connotazioni più quotidiane; la disposizione degli oggetti, alcuni odori che riconosciamo come familiari, innumerevoli scatoloni di cartone impilati con cura e recanti vistose scritte, danno la sensazione di trovarci in una di quelle mercerie di campagna d'altri tempi, che nelle vetrine polverose esponevano vecchi bottoni ed imparaticci di ricami.

Al centro della stanza, davanti ad un tavolo da lavoro ingombro di legni già incisi o ancora da incidere, Ligustro è perennemente intento ad operazioni che lasciano ammirati e stupefatti, come quando lo si trova occupato a "macinare" in scaglie sottilissime conchiglie dai bagliori di madreperla, bianche, sottili e perfettamente rotonde come ostie, o quando stende lucenti colori di seta, specialmente azzurri e verdi di singolare intensità.

Coloro che gli fanno visita per la prima volta, sovente lo tempestano di interrogativi sulla provenienza dei materiali impiegati e sulle tecniche usate, ma l'artista elude le domande con signorile civetteria. Solo gli amici di lunga data conoscono i segreti dei colori, di certe delicate sfumature e di alcune tecniche da lui inventate, ma non li rivelano per lealtà e per il sottile piacere di sentirsi appartenenti ad una conventicola di iniziati, di "eletti".

Questa reticenza è un tratto aristocratico del carattere di Berio, schivo, modesto e solitamente molto disponibile. Infatti, quando si rende conto che il suo interlocutore non è un turista distratto, occasionalmente attratto dall'esotico, qualunque sia la sua preparazione culturale, riesce a spiegargli in termini molto chiari e semplici la concezione che sta alla base della xilografia e le tecniche necessarie per realizzarla, con entusiasmo incontenibile e travolgente. Un comune amico, Stefano Delfino, responsabile della redazione di Imperia del quotidiano "La Stampa" affettuosamente così lo descrive: ..Ha l'aspetto di un saggio approdato qui dal sol levante, Ligustro, e sentirlo parlare sprigiona un fascino antico, conquista l'interlocutore con il suo infantile, contagioso entusiasmo, e quasi lo stordisce con le citazioni che zampillano da una materia profondamente assimilata e aiutano a penetrare il segreto. Come non restare sedotti? Incontrare questo fanciullo cresciuto è come frequentare un corso universitario: è considerato, e a ragione, uno dei massimi esperti europei della xilografia policroma.

Il nostro artista firma adesso le sue opere col nome di Cho-Raku che in italiano suona come "colui che incide la gioia". Questo modo di autodefinirsi può stupire se si osservano dall'esterno gli avvenimenti più recenti della sua vita: la scomparsa della moglie e la malattia.

Ma proprio questo tormento del vivere contiene una disposizione costante: l'impegno quasi istintivo più che volontaristico, di andare avanti, di rimettersi in cammino, di continuare a testimoniare la bellezza in un riconquistato senso di armonia con l'universo.

Egli afferma che la sua pace interiore deriva soprattutto dalla meditazione sugli insegnamenti dello zen giapponese le cui caratteristiche sono costituite dalla leggerezza, dalla giocosità, da un'accettazione riconoscente della vita.

Il grande Van Gogh, uno degli artisti dell'impressionismo che furono maggiormente influenzati dalla Ukiyo-e, la pittura con le stampe che ne derivano, scrive in una lettera da Arles: "non è possibile studiare l'arte giapponese, credo, senza diventare molto più gai e felici...".

Ligustro afferma che queste parole, lette anni dopo i suoi primi esperimenti di incisione, lo hanno profondamente commosso e confortato nelle sue scelte.

Come Katsushika Hokusai (1760-1849), il grande vecchio che fu uno dei massimi artisti dell'Ukiyo-e, egli è un lavoratore instancabile che ha trovato il senso del rapporto dell'io con la realtà nel seguire il ritmo naturale delle cose e nel processo interminabile della creazione artistica. "Lavorare o perire", afferma categorico, "non ci sono alternative".

Lavorare è la parola che più frequentemente ricorre sulle sue labbra e su quelle degli ospiti più o meno illustri che frequentano il suo laboratorio. Qui passano o sono passati intellettuali di grande spessore umano e culturale come il compianto Nino Belgrano, ma nessuno ha mai adoperato parole altisonanti come "arte, messaggio", ecc. Al loro posto si usano vocaboli semplici: "difficoltà, soddisfazione, sperimentare". Non è possibile ottenere risultati eccellenti nella xilografia se non al prezzo di una diuturna ed incessante fatica che non lascia spazio per altri interessi e talvolta neanche per il riposo.

Quando l'alba è ancora grigia e livida, L’'Artista comincia già a preparare il lavoro della giornata, curvo in mezzo ad un ordinato caos di attrezzi artigianali, vecchi giocattoli, e di mille altri oggetti. A prima vista egli ci appare fragile: sembra una figurina di carta, pronta a volar via insieme alle sue splendide farfalle dalle ali screziate. Ma basta osservarlo per alcuni minuti mentre realizza i suoi capolavori, conversare un po' con lui, per rendersi conto che la fragilità è solo apparente. Dotato di una agilità da ragazzo e di una resistenza fisica straordinaria, egli possiede il dono di mani ferme, che gli consentono di evitare sbavature o altre imperfezioni durante il laborioso processo di incisione. Per quanto riguarda il carattere, si percepisce immediatamente che ci troviamo di fronte ad una personalità d'eccezione, di grande libertà interiore, di sottile arguzia e giocosità che gli derivano in parte dai suoi percorsi spirituali. Quando è sul punto di fare un'annotazione divertente o sarcastica, un lampo di malizia gli si accende in fondo agli occhi, e il sorriso mite, anziché sminuirne l'effetto, lo potenzia.

Una delle sue battute ha come oggetto la gente che appare impermeabile a tutto: alla bellezza, alla generosità, alla più banale curiosità. "Poveretti !" Afferma" “sono morti e non lo sanno ! Qualcuno dovrebbe avvisarli !". Ogni tanto qualche visitatore chiede con insistenza di essere accettato come "discepolo", ma Ligustro scuote la testa con malinconia, perché, avendo settantaquattro anni, teme di non fare in tempo a trasmettere i segreti dell'arte che è la sua ragione di vita.

L'Artista, nel millenovecentosettantadue, giunto alla soglia della maturità, nonostante l'affettuosa sollecitudine dei familiari, si trovò ad attraversare un deserto d'angoscia e di solitudine. Un vento affocato gli spazzava l'anima, trascinando via pensieri e sentimenti.

La vita sembrava essere rimasta altrove, dietro un limpido cristallo attraverso il quale non giungeva nessuna eco di quel mondo che lo aveva visto protagonista. Un periodo buio, una fase dell'esistenza in cui affiorano gli eterni interrogativi che l'uomo si pone, sin dall'adolescenza, sul suo destino ultimo. Il metro usato per valutare precedentemente gli eventi, non serve più, occorre trovarne uno nuovo, reinventarsi la vita. Ligustro c'è riuscito, al punto che il suo io di ieri gli è estraneo ed egli lo ricorda più con fastidio che con tenerezza. Del Giovanni Berio antecedente alla scoperta dell'arte e della filosofia nipponica, parla poco volentieri e lo fa solo per motivi affettivi, per ricordare persone care scomparse, come la moglie, il padre, lo zio prelato che gli insegnava il latino e l'Oneglia dei suoi anni verdi. L'incontro col mondo giapponese, che ha prodotto in Lui un mutamento radicale, fu del tutto casuale, come lo è sovente ogni avvenimento veramente importante della nostra esistenza.

Prima di quel fatidico millenovecentosettantadue, non aveva provato alcun vero interesse per la cultura del Sol Levante, infatti egli non apparteneva a quella schiera di intellettuali presi dalla magia di "Ex Oriente lux".

Uomo solido, un po' scettico, lavora per molti anni nel campo dell'industria olearia, e ci appare come un figlio della sua terra. Ma c’è un'altra Liguria che è stata nei secoli madre di marinai avventurosi e di inguaribili sognatori che hanno percorso rotte immaginarie inseguendo il miraggio dell'isola che non c'è.

Questo lato della personalità del Maestro affiora nella maturità alla superficie dell'io e lo trae dall'ombra di morte in cui viveva. Da questo momento egli inizia la ricerca del mezzo più adatto ad esprimere la nuova realtà in cui si sente immerso.

Dapprima si interessa alla pittura ad olio, poi passa al pastello, che lo condurrà allo studio attento di una grande quantità di tipi di carta. Le carte giapponesi, realizzate a mano, soprattutto quelle preziose del tipo hosho, esercitano subito un fascino irresistibile su di lui e suscitano un interesse per la xilografia di cui diverrà il più grande esperto europeo, ritrovando la pace interiore nel seguire il ritmo naturale delle cose, secondo i dettami della filosofia Zen. Dalle sue mani fioriscono prodigiosamente bellissime nishiki-e (stampe-broccato) le quali comparvero intorno al millesettecento e si diffusero sino al tardo ottocento. E' proprio il caso di dire "prodigiosamente", infatti Ligustro ha dovuto reinventare i laboriosi processi di queste xilografie policrome, poiché non c'è più nessuno in grado di insegnarne le tecniche i cui segreti sono stati tramandati oralmente di padre in figlio, perciò non esiste quasi niente di scritto. Con il lavoro quotidiano, grazie anche ad alcune innovazioni tecniche di alcune delle quali solo lui conserva il segreto, egli ha fatto rivivere questa antica arte dimenticata, apponendovi il sigillo della sua personalità. E' riuscito a snellire il procedimento lungo e complicatissimo delle nishiki-e riducendo lo spessore della matrice, incollando le tavolette di legno di ciliegio e di pero su un blocco di truciolato. Per realizzare la stampa colloca il foglio sulla matrice inchiostrata, esercitando una pressione con il "baren", un tampone di corda che fabbrica egli stesso. Nell'inchiostratura usa pennelli di diverse dimensioni, e, per superfici più estese, il rullo. Restano comunque lunghissimi i tempi per la realizzazione, infatti per completare una stampa, occorrono talvolta duecento legni incisi e altrettante passate di colore. Si tratta di un lavoro estremamente complesso che, grazie ad una sorprendente abilità, l’Artista svolge da solo in ogni sua fase.

Personalità così eclettiche, capaci di ottenere risultati sorprendenti, di commovente bellezza, erano rare anche tra gli artisti nipponici che generalmente lavoravano in équipe e l'opera nasceva da una collaborazione tra varie persone, appartenenti talvolta a diversi laboratori. Ligustro irrompe nel solco della tradizione portando una ventata innovatrice, soprattutto nella combinazione di disegno e colore.

L'ampia gamma cromatica ha tonalità brillanti, intense, sconosciute non solo agli antichi maestri incisori del Sol Levante, ma anche agli artisti contemporanei. Sono i meravigliosi colori che l`Artista è riuscito ad ottenere, dopo vari esperimenti, dalla combinazione di materiali che vanno dai più comuni ai più rari.

Un esperto giapponese di Ukiyo-e, il professor Fukuda Kazuhiko, si è così pronunciato: "Nelle xilografie di Ligustro non vi è la poetica amante delle tinte sobrie e del senso della natura alla maniera nipponica . I colori sono invece oltremodo limpidi, vivaci, brillanti: una vera sarabanda cromatica di luce e colore mediterranei. Le goffrature in rilievo, le sfoglie d'oro e d'argento non hanno i toni delle "stampe di broccato": hanno la beltà degli arazzi alla Gobelin, densi e sontuosi. Così l'incisione su legno, che ha varcato i confini (del Giappone), lo spazio ed il tempo, ha ricevuto ora, dalla mano di Ligustro, un soffio vitale artistico di magnificenza barocca.

(...) Diverse per concezione dalle xilografie giapponesi, esse gettano un novello bagliore sulla moderna incisione e sono nel contempo il prodotto di un mirabile poeta".

A questa splendida cromaticità l'Artista unisce una grande libertà ed originalità compositiva derivante da una formazione che, per quanto potentemente influenzata dalla filosofia Zen e dall'arte cinese e giapponese, è pur sempre quella di un occidentale. E' sufficiente osservare l'iconografia usata e il repertorio visivo per comprendere che l’ Autore di tanti sorprendenti capolavori trae ispirazione dal suo vissuto di uomo nato e cresciuto sulle rive del Mediterraneo. Mescolati all'argento di notturni incantati, ai riflessi bronzei delle ali di filigrana delle farfalle, il porpora dei tramonti o l'azzurrino di splendenti mattine d'estate suscitano un'impressione di dimestichezza in chi abita in questa città; l’ osservatore attento sorride, il riferimento è immediato: alcuni colori sono senza dubbio quelli che sin da bambino ha potuto osservare passeggiando sul molo.

All'interno della sua vasta produzione Ligustro rivela un grande talento ed un eccezionale virtuosismo tecnico anche in un genere denominato "Surimono" che divenne molto di moda intorno alla seconda metà del Settecento.

Erano stampe di piccolo formato, una specie di biglietti di auguri, di rallegramenti, ecc. che, a differenza dei nostri, erano opere di raffinata eleganza e di indubbio valore artistico. Venivano inviate ad un numero limitato di persone che ritenevano di aver ricevuto un altissimo onore. Per esempio, un invito ad un matrimonio era un pubblico attestato di stima che rinsaldava per la vita un legame di amicizia.

Vista la loro importanza i Surimono venivano stampati su carte particolarmente preziose, arricchite di goffrature e polvere di mica, sovente realizzati su ordinazione da grandi maestri del momento.

Essi costituiscono un esempio della rigorosa unità stilistica con cui gli artisti giapponesi saldavano tra loro elementi di pittura e di letteratura.

L'Artista, che si autodefinisce xilopoetografo, raggiunge il più alto livello di perfezione formale e di ispirazione poetica in queste tipiche espressioni della tradizione nipponica come gli Haiku-Kioka, xilografie policrome unite a poesie ricche di simbolismo in cui verso e immagine sono legati intimamente.

Ma la più evidente testimonianza di come tutta una concezione estetica possa riflettersi unitariamente in un'unica opera è data dalla "Haiga", un genere specifico che integra tra loro in modo organico arti figurative, letteratura e arti applicate . Essa allinea su un lato del rotolo bianco gli Haiku, che sovente commentano il tema del dipinto poi corredato da saggi calligrafici di estrema finezza.

 

Il fascino esercitato su Ligustro da queste forme d'arte in cui, come abbiamo visto precedentemente, egli riesce ad ottenere risultati particolarmente pregevoli, lo ha spinto a cimentarsi nella composizione di poesie in forma di Haiku.

L'Haiku, chiuso in una formula metrica obbligata di tre versi e diciassette sillabe, rivela chiaramente il dato centrale della cultura giapponese: un' estetica della pittura strettamente congiunta con un'estetica filosofico-letteraria ed una poetica. Il nesso tra le varie forme di espressione è dato dalla predilezione del gusto nipponico per tutto ciò che è indefinito, "non detto", transeunte, effimero, volto a suscitare emozioni. E' evidente il parallelismo con la xilografia, perché anch'essa suggerisce piuttosto che rivelare, non guarda alla bellezza dell'immagine, ma alle sue risonanze.

Ligustro, nonostante abbia assorbito in profondità il concetto ispiratore che costituisce l'essenza dello Haiku e ne riproduca esattamente la forma metrica e il linguaggio, riesce a non creare imitazioni. Anche attraverso la rigida codificazione di questo tipo di composizione emerge la sua personalità in versi delicati , di struggente bellezza. Eccone alcuni esempi: "Gioia degli incontri, i colori già vedo dell'autunno."

"Profondo agitarsi dei rami di salice, la tua mano.

"Ho inciso fiori su legno di ciliegio, il profumo è quello dell'amore".

"Campi Falciati, il ragno tende la tela sull'unico fiore".

Con queste immagini di effimere, gentile bellezze, si conclude il viaggio intorno a Ligustro.

Nonostante il comprensibile entusiasmo provocato dalla notizia che il prestigioso museo d'arte orientale "E. Chiossone" ha aperto le sue porte all'artista, qui, in via Des Geneys, la vita continua con i riti e i ritmi di sempre nella piccola comunità composta da amici e collaboratori.

Tra i più assidui troviamo personaggi dalla gestualità aggraziata e dalla cortesia deliziosamente cerimoniosa, gli amici nipponici: la signora Jimbo-Keiko, straordinaria calligrafa, che traduce gli Haiku composti dall'artista dall'italiano in giapponese e la cui cultura è di sostegno al suo lavoro. Yoko-Uchida, giornalista, trasferitasi da poco tempo ad Imperia, la quale ha in progetto il trasferimento a Tokyo della mostra che si terrà prima a Genova, al museo "E. Chiossone" e ad Imperia al Centro Culturale Polivalente. L'opera a cui Ligustro sta lavorando in questo momento è un libro composto di stampe che illustrano dodici Haiku di Bashō.

La quinta stampa che sta per essere completata, trae ispirazione dai famosi versi: "Nel vecchio stagno si tuffa una rana, risveglio dell'acqua".

"Devo ultimarla velocemente": risponde il maestro con un sorriso indecifrabile a chi gli rimprovera la sua attività febbrile, "Altrimenti il tuffo della rana farà volar via le farfalle".

Magia dell'arte! I riflessi azzurri, verdi, oro, fanno palpitare innumerevoli ali di farfalle che sembrano sul punto di uscire prepotentemente dalle carte preziose in cui sono incise.

Un fremito di vita, un palpitare silenzioso sembra trascorrere come un brivido da un'incisione all'altra.

Congediamoci così, con un sogno, da un creatore di sogni.

Carla Aiuti

Imperia Oneglia 1997

Breve nota su Jack Hillier

Jack Hillier può essere considerato uno dei maggiori esperti al mondo di Arte giapponese. Scrittore assai prolifico, i suoi lavori vennero apprezzati sia dai nuovi collezionisti, sia dai più esperti cultori dell'arte. Il suo primo libro, Japanese masters of the colour print, resta a tutt'oggi una delle più pregevoli introduzioni alla materia in lingua inglese. Ha pubblicato in tutto il mondo numerosi libri, cataloghi e articoli sui vari aspetti della stampa tramite incisione su legno; ha passato la maggior parte della sua vita ad approfondire lo studio dell'arte dei libri illustrati giapponesi, arrivando a collezionare una vasta e ampia raccolta di essi, ora ospitata al British Museum di Londra. Questo suo lavoro è considerato un'opera che deve essere inclusa nella libreria di ogni collezionista. Molti esperti si sono avvalsi dell'aiuto di Hillier per formare le loro raccolte di stampe e libri giapponesi, non ultimo il miliardario americano Chester Beatty, che, grazie alla consulenza di Hillier ha costruito la collezione ora ospitata a Dublino nella “Chester Beatty Library”. In poco tempo è diventato punto di riferimento per i collezionisti di tutto il mondo. Negli ultimi anni Jack Hillier ha prodotto i cataloghi definitivi per le collezioni di grandi estimatori dell'arte giapponese quali Henry Joly, proprietario della maggior collezione di opere giapponesi al mondo, Henri Vever, Richard Gale (su commissione dell'Istituto delle Arti di Minneapolis) e Ralph Harari, oltre ad innumerevoli cataloghi per altri musei ed esposizioni nel resto del mondo. Hillier è divenuto il maggior conoscitore occidentale della materia, così come è diventato un acquerellista e intagliatore di ottimo talento.

Negli ultimi anni della sua vita, Hillier ha intrattenuto una fitta corrispondenza con Ligustro, della quale, di seguito, sono riportate alcune considerazioni sulle Opere dell'Artista espresse dallo studioso inglese.

"La tua stampa è cosi incantevole, cosi squisitamente intagliata e stampata, che penso di non avere nulla da insegnarti...

A giudicare dalla stampa che mi hai mandato, non hai bisogno di ulteriore istruzione...

Penso che tu disponga di tutte le tecniche necessarie per il tipo di stampa riccamente ornato che il `surimono' richiede".

"(Le stampe) sono molto cariche di simbolismo, e richiamano il `surimono' giapponese, una volta di più, nella compenetrazione fra la parte poetica e i motivi pittorici.

...non mi hai spiegato una cosa: come ottieni un cosi perfetto allineamento dei blocchi (di legno)?

Ancora, come raggiungi una cosi meravigliosa fusione dei colori come, ad esempio, nello sfondo di 'Agosto' e nel cielo di 'Luglio'?

Essi paiono essere il risultato di un modo di stampare incredibilmente sofisticato".

 

"La stampa 'Natale' è un altro intenso sforzo tecnico...

Apprezzo particolarmente la coda della cometa di Halley che il topo ha rosicchiato".

“Il tuo dono è un capolavoro, frutto di un intenso sforzo tecnico.

Devo congratularmi con te per la calligrafia del testo poetico (haiku), eccellente e leggibile".

 

"Il ‘tanzaku’ dei corvi neri nella neve è la tua trasposizione della stampa di Seitei, come una trasposizione di Liszt d'un lied di Schubert.

Apprezzo la perizia delle tre prove separate de 'Alba e fiori di pruno, e non riesco ancora a comprendere come tu abbia raggiunto una tale abilità nell'intaglio dei blocchi...

Non conosco alcun altro Artista occidentale che possa rivaleggiare a tal punto con i giapponesi in questo particolare campo".


 

'...un vario assortimento di `hashira-e' ‘shikishi’, che mostrano a tutti le tue tecniche sorprendenti.

È sbalorditivo che tu, un italiano, abbia dovuto produrre uno shikishi accompagnato da un 'haiku'. Tuttavia il risultato è assai armonioso e toccante".

 

"E delizioso trovare il motivo di `Hotei a cavallo di un asino' che ritorna di volta in volta...

Esso è molto efficace sulla marezzatura (effetto marmoreo) della carta decorativa, un altro trionfo della tua tecnica.

I due `hashirakake' sono eccezionali imprese di stampa. ...le stampe d'un artista che è come la reincarnazione d'un disegnatore di `surimono' del diciannovesimo secolo, ma che, a differenza del suo 'antenato' giapponese, intaglia i blocchi e li stampa".

"L' 'e-goyomi' per l'anno dei cavalli è una delle tue stampe più riuscite...la colorazione è squisita, e mi ricorda certe miniature islamiche".

 

"È affascinante vedere il tuo personale trattamento della poesia erotica: penso che la base dei tuoi disegni sia lo `shunga' di Hokusai, e tuttavia i tuoi ornamenti sono del tutto originali, e creano un genere interamente nuovo".