Stampa

TITOLO: Stampa EX LIBRIS Gabriele D’Annunzio variante 1

Xilografia policroma a 5 colori, anno 1988

Tirature: 10 con colori e carte diverse

Tecniche impiegate in uso nel periodo EDO in Giappone:

Nishiki-E

Dipinti broccato, termine con il quale si prese ad indicare le xilografie policrome diffusesi a partire dal 1765 (incisioni su legno di pero o di ciliegio).

Bokashi

Stampa a colori sfumati

Gindei

Impiego di polvere d’argento per dare rilievo a particolari finemente ricavati nella stampa.

Karazuri

Stampa con parti realizzate con la sola pressione, senza colore, per ottenere il rilievo ed effetti tridimensionali.

Kimekomi

Stampa con effetto inverso del “karazuri” e con effetto di incisione, avallamento.

Kirazuri

Stampa a mica consistente nell’applicare particelle di polvere di perla e mica al fine di ottenere effetto argentato e brillante. Per la stampa dell’oro e argento.

Sabi-Bori

Metodo di incisione per ottenere nella stampa della calligrafia Giapponese l’effetto del pennello.

Legno: Le incisioni per i contorni e per i cliché sono state eseguite su legno di ciliegio (Sakura)

Carta: Carta pregiata Giapponese

Misura della stampa: cm 31 x cm 46         EX LIBRIS cm 11 x cm 11

Sigilli in cinabro cinese

Nota di Ligustro:    EX LIBRIS PER 50° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI D’ANNUNZIO INSERITO NEL CATALOGO A Pag. 75

 

LIBRO CON PIUMA PER SCRIVERE

 

EX LIBRIS CITTA’ DI PESCARA 1988

 

BANDIERA ITALIANA (SFONDO)

FUOCO, MELOGRANI, CALCO DELLA MANO ESEGUITO DA UNO SCULTORE MENTRE D’ANNUNZIO STAVA MORENDO, VERSI GIAPPONESI DEL POETA, TRADUZIONE: LIBRO: SULLE ORME DELL’IPPOGRIFO, PER DOCUMENTAZIONE VEDERE SU RIVISTA EROICA DI COZZANI

Firma : Sigillo LIGUSTRO


NOTE PER EX LIBRIS GABRIELE D’ANNUNZIO

Scrittori italiani raccontano il Sol Levante

Il conterraneo Jenco tra i divulgatori della poesia giapponese.

di Salvatore Delli Paoli

Mentre si apre a Tokio (sabato 21 aprile) il convegno “Scrittori italiani raccontano il Sol Levante”, promosso dal premio Grinzane Cavour, nell’ambito delle manifestazioni “Italia in Giappone 2001”, non è fuor di luogo ricordare che Napoli ha il merito di aver fatto conoscere, tra le prime città europee, la poesia giapponese in Occidente, attuando, nei primi anni del Novecento, un ideale collegamento con le seduzioni dell’arte orientale del paese del Sol Levante, grazie all’opera di quel grande diffusore della cultura giapponese in Italia che fu Haruchici Shimoi, che trovò entusiastiche adesioni alla sua opera nel gruppo di scrittori raccolti intorno alla rivista “La Diana”, di cui era l’anima Gherardo Marone. Shimoi era impegnato in quegli anni a cavallo della prima guerra mondiale nel lavoro di traduttore in giapponese di Dante. Docente di Iamatologia presso l’ Istituto Universitario Orientale di Napoli, Shimoi aveva conosciuto Gabriele D'Annunzio durante la prima guerra mondiale, alla quale aveva partecipato in qualità di corrispondente di guerra; aveva successivamente seguito il “comandante” nella marcia su Fiume e addirittura dal poeta, che aveva progettato di partecipare al famoso raid Roma-Tokio, era stato nominato caporale d'onore della sua guardia del corpo personale, durante un banchetto svoltosi a Fiume, nel corso del quale il D'Annunzio pronunziò un brindisi in onore di Shimoi che era un inno alla resurrezione asiatica. A Fiume Shimoi, secondo quanto ha scritto recentemente Indro Montanelli, tracciando un formidabile ritratto di questo giapponese che nella Tokio dell’immediato secondo dopoguerra gli parla in napoletano e chiede notizia di Napoli e dell’Italia, veniva impiegato anche come corriere da D’Annunzio dei suoi messaggi indirizzati a Mussolini. A Napoli Shimoi, “nel 1916, fervendo in pieno l’avanguardismo post-vociano della “Diana”, scoprì su quella rivista, a un gruppo di giovani studiosi, le trasparenti meraviglie della poesia giapponese”. A scrivere questo appassionato ricordo è Elpidio Jenco, allora giovane poeta collaboratore della “Diana” di Marone, che conobbe molto bene Shimoi, insieme al quale, di lì a poco, darà vita alla rivista “Sakurà”, che, dopo la chiusura della “Diana”, nel 1917, continuò, sia pure per un breve tempo, a far conoscere la poesia giapponese, soprattutto quella popolare. Ma fu dunque “La Diana” a rivelare in Italia, in maniera corposa, la pressoché sconosciuta lirica giapponese. Anzi le scoperte della “Diana” furono le prime tentate in lingua europea dei poeti del Myojo, raffinatissimi cesellatori dei tanka, la forma breve della versificazione lirica popolare giapponese, che nel giro di appena trentuno sillabe concludeva l’immagine lirica. La quale contribuì non poco ad alimentare quel gusto del frammento lirico e della poesia "pura", verso cui alcuni componenti del composito gruppo di intellettuali dianisti si sentiva naturalmente portato e Jenco con loro: non a caso, dopo la pubblicazione, avvenuta anch’essa a Napoli, delle poesie giapponesi, tradotte da Haruchici Shimoi e Gherardo Marone (Poesie giapponesi di Akiko Yosano, Suikei Maeta, Tekkan Yosano, Nobutsuna Sasaki, Isamu Yoshii, Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1917), è Jenco stesso che, in veste di traduttore e di interprete, fa conoscere al pubblico il “Sei ga ha” (Onde del mare azzurro) di Yosano Akiko e il “Temba no michi ni” (Sulle orme dell'Ippogrifo) di Tsuchii Bansui, insieme ad altre composizioni dell'antica poesia giapponese apparse sulla rivista Sakurà, “la fresca rassegna di cultura italo-giapponese di interesse europeo, di cui ho l'orgoglio di essere stato, a designazione di Shimoi, il redattore-capo, durante il suo periodo più attivo”, come scrive lo stesso Jenco, a distanza di anni. Quella di Shimoi a Napoli fu dunque una presenza davvero importante, purtroppo ancora poco nota, soprattutto per il lavoro da lui svolto, insieme a Jenco e ad altri, sulle pagine di “Sakurà”, che non fu affatto un bazar orientale di trite curiosità esotiche, ma che, come scrive Jenco, in un tardo ricordo del 1932, “ci aprì la strada a gioie inattese, a scoperte di volti fraterni, a comprensioni di spiriti che avevamo creduto distanti”, una rivista di cui “tracce ed echi e riflessi si trovano, volere o non volere, in certi atteggiamenti della nostra lirica più viva”.

(Testo ripreso dal “Corriere del Mezzogiorno” del 18.4.2001,pag.13)

Bansui TSUCHII (RINKICHI),

Su le orme dell’ippogrifo (Temba no Michi ni),

Traduzione dì H. Shimoi e E. Jenco, con una prefazione di Harukichi Shimoi,

Collana dei rami fioriti di ‘Sakurà’

Napoli, 1920, pp. 53

Passi di un poema in 23 canti, 2100 versi, per Gabriele d’Annunzio,Tokyo, 1920.

Articolo da L’Eroica N. 235/37 Marzo/Maggio 1938

D'ANNUNZIO E UN'ODE GIAPPONESE

I rapporti dei popoli si stabiliscono con le correnti culturali prima ancora che con gli accordi diplomatici. Giuseppe De Lorenzo nelle sue varie opere ci ha fatto conoscere l'essenza della civiltà giapponese. Egli è stato pure un ambasciatore dello spirito italiano in Estremo Oriente. Ogni messaggio, quando penetra nell'anima di colui al quale è diretto, suscita una risposta; il Giappone, che nel nostro paese ha sentito alcun che di simile a sé, ha inviato all'Italia l'espressione della sua simpatia con un canto sgorgato dall'anima di Tsuchii Bansui, uno dei suoi poeti più illustri. L'ode non è di oggi, ma è fresca e vigorosa. Fu scritta nel 1920 per il volo che Gabriele D'Annunzio progettava di fare tra l'Italia e Tokio. D'Annunzio viveva nell'epopea di Fiume e non partecipò all'impresa che fu compiuta da Arturo Ferrarin. L'ode di Tsuchii Bansui fu tradotta da Elpidio Ienco e da Harukiki Shimoi in Sakura, una rassegna che era una fiaccola e che il pubblico spense perché ama di restare al buio. E' intitolata Temba no michi ni che vuol dire Sulle orme dell'Ippogrifo. Si compone di quattrocento sessantaquattro versi; essa sembra un canto di artefice insigne, direi di Pindaro. I nostri aneliti di popolo, predestinato a non essere secondo a nessun altro, sono espressi con una commozione tanto profonda da restar stupefatti nel sentirli risuonare nel cuore di un poeta di razza diversa. Ciò forse prova che l'universalità di quanto è eroico, romano o italiano, ha un fascino particolare ed abbraccia tutte le stirpi.

Sulle orme dell'Ippogrifo comincia con due versi nei quali son contenute le gloria e l'immagine di D'Annunzio, come nella gola di colui che canta c'è l'armonia della musica che esprime:

Sopra la verde fronda del tuo lauro

barlumano le lame delle spade

Il poeta vede colui che sta per spiccare il volo eroico; non è un uomo qualunque chi fenderà i cieli, non ha il peso della carne, ma è la gloria che s'innalza, aria dentro l'aria, canto dentro canto, volontà attiva che si proietta al di là d'ogni vincolo, sopra ogni ostacolo. Era stabilito che dieci apparecchi partecipassero alla trasvolata dall'occidente all'oriente. Tsuchii Bansui non ha bisogno di sentire il rombo delle eliche per seguire la rotta della squadriglia che domina i vertici della terra; egli scorge il volto del comandante, che deve percorrere dodicimila miglia di spazio, fisso alla meta..

Sei tu che vuoi sulle tue dieci ardenti,

cicogne dare l'alalà latino

alle nebbie dell'ultimo Oriente

pontato, in un supremo impeto a volo?

L'aria che sarà attraversata è come

lo sterminato mare senza fondo

che ha le calme del gorgo cilestrino.

Essa talvolta ha le furie dell'urlo degli eroi. Ma ciò non è impedimento a colui che osa. La conquista dell'aria trova nel poeta giapponese accenti di commozione come quelli che palpitano in Vincenzo Monti quando celebra i fratelli Montgolfier. Il mito, la nostalgia, la scienza del volo sono già arrivati a darci le macchine

...che sfiondan rapide, leggere,

nell'aria, come fan le rondinelle.

Ma fra quanti sono riusciti a sollevarsi da terra, chi per primo compierà il volo sui cieli intentati del Pacifico? Quell'eroe sarà un italiano.

Aroma della terra,

lume che irraggia il Mondo con chiarore

novo, si desta la virtù latina.

Vien dal paese dove nacque Polo;

donde, nei tempi ormai remoti, Polo,

migrò verso i misteri d'oriente

velati d'ansiose fantasie;

andò, fissato all'oriente, verso

il sol che nasce superando gialli

deserti, dietro l'ala peregrina

d'uccelli che sorvolano sul vento

versicolore. Viene dal paese

donde Colombo, fibra di buon ferro,

col cuore pieno di barbagli d'oro

delle terre sognate, si affacciò

sulla sfinge del Mare dei tramonti

che lava il sole nei suoi gorghi, a sera.

Il poeta accoglie nella sua coscienza gli sviluppi del nostro divenire, ne sente il fremito ed il vigore; la nostra civiltà è nei suoi sensi come aroma della terra, come luce, come palpito di umanità. Il canto che è profondo, che ha frugato nel nostro essere, che vi si è sommerso, inarca le ali, sale fino alla visione della nostra Patria, trova espressioni che non perdono bellezza anche se confrontate con quelle dei nostri grandi:

Italia ! Italia ! Imperatrice augusta

del mondo, in prima; e poi rivelatrice

sovrana dello spirito del mondo!

Patria dei Creatori, insuperato

fiore latino dai colori eterni,

che hai profumato per millenni il mondo,

come potresti un giorno inaridire?

Tre volte è ripetuta la parola mondo. Il poeta ci rende la visione d’una forza misteriosa, che sale dai gorghi del tempo e dello spazio; essa diventa creatura umana, popolo eletto che invade la terra con la sua volontà, poi l'illumina e quindi la governa con la potenza dell'arte, della legge e della poesia. Ma la gloria d'Italia non è un ricordo storico, è nella vita attuale, è nella universalità del suo genio vivo, che sempre si rinnovella e va più oltre. Colui che volerà, sopra l'ultimo oriente è

la Poesia d'Italia fatta carne

E' un condottiero di un

popolo di sforzo,

fertile in opre e in impeti

Questo popolo ha la caratteristica di lasciare orme di luce nelle sue salite. Ciò costituisce l’essenza della sua personalità. Il poeta rivive la magnanimità del volo su Vienna che si compì senza strage.

Su l'ali delle tue fide cicogne

non folgoravi le città nemiche

di mortifere punte. Ma cadere

lasciavi sui mortali spauriti

la gloria austera delle tue parole,

- sol che si sfalda nei meriggi estivi –

la volontà del tuo certo trionfo.

Più oltre è cantato l'eroico gesto di D'Annunzio, che con un pugno di prodi, uno contro tutti, rivendica Fiume alla patria. Nell'ode giapponese risplende l'atto del comandante, che si ribella al governo, ai nemici esterni americani e inglesi che per bocca di Clemenceau dissero: Fiume c'est la lune.

Fiume fu un sole.

La tua parola risonò, sublime

ricostruttrice della Patria sparsa,

vindice dei Diritti e delle stirpi

sui bari di Versaglia e i concussori

Lo spirito nazionale incarnato in D'Annunzio, che sentiva urgere in sé il pensiero e l'azione, varca ancora una volta l'iniquo confine.

.....balenò la tua parola

come il ferro d'un velite di Roma,

sugli unti pieghi dei bancarottieri.

[lo non m'inchino che alla poesia umana!]

E con un alalà di guerra

precipitasti su la sacra Fiume.

Tsuchii Bansui precorre col desiderio la transvolata eroica verso l'Oriente. Vola anche lui perché i poeti sono anch'essi della famiglia delle aquile. Sotto si distendono il mare, le montagne, i deserti, le città, i fiumi, l'oceano. Ecco un paesaggio cinese:

Sopra un'esile striscia di marina

sottilissimo pende un fil di luna.

Erran, su l'acque in estasi, tristezze

solitarie di flauti boscherecci.

Poi passa il vento in ululo sui dorsi

dei pastori, che cantan pel deserto.

E' un quadro dove non solo le figure vivono con le loro immagini, ma in ciascuna di esse risuona l'armonia della voce detta o pensata.

Non so perché questi mandriani che vanno nelle steppe sconfinate, mentre nel cielo si diffonde il chiarore tenue ed evanescente del novilunio, ricordino il nomade pastore leopardiano; qua come là è l'uomo che si rifugia nel fascino misterioso del canto, che è la voce d'ogni più alta evasione.

L'ode chiude con un congedo dove c'è un vaticinio di cui possiamo intendere il valore soltanto oggi, perché l'umanità è come San Tommaso: ha bisogno della prova dei fatti per riconoscere la potenza profetica dello spirito.

E sarai tu, re degli spazi eterni,

o Poesia d'Italia fatta carne,

a pregare nel nono arco del cielo

ai più distanti popoli la vita.

Tsuchii Bansui colse la peculiarità del vigore del pensiero italico. Oggi i popoli, dopo diciassette anni da quando l'ode fu scritta, se vogliono esistere nella sfera della bellezza e dell'armonia, devono accogliere la filosofia che Roma diffonde.

C'è un momento in cui lo spirito creatore è contro tutto e contro tutti; a questo periodo di rivolta ideale succede l'altro in cui non c'è vita fuori o contro di lui.

BLASCO DELLA CATTOLICA

 

 

MIA NOTA informativa che ho inserito nell’inserimento del testo: Doi Bansui 1871-1952, a volte indicato come Tsuchii Bansui proveniente da una famiglia borghese di Sendai, Doi si laureò in letteratura inglese all’Università Imperiale di T-ky-.

 

 

Apertura della sala dedicata al Maestro Ligustro

presso la Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia

 

Piazza Edmondo De Amicis, 7 - Imperia

 

In data 9 maggio 2015 si è svolta, presso la sala convegni della Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia, con il patrocinio della Fondazione Italia Giappone e della Fondazione Mario Novaro, l’apertura della sala dedicata al Maestro Giovanni Berio in arte LIGUSTRO quale traguardo successivo dopo l’importante donazione (legni incisi, corrispondenza, calligrafie giapponesi, libri ed opere d’arte personali e di altri autori, l'archivio completo di una vita artistica) del Maestro alla Città di Imperia. La sala è fruibile pubblicamente, come punto di riferimento di eccellenza, per consultare tutto il materiale donato per approfondimenti personali ed eventi divulgativi.

Opening of the room dedicated to Ligustro

at the public library Leonardo Lagorio – Imperia (Italy)

 

Piazza Edmondo De Amicis, 7 - Imperia

 

On 9th May 2015, at the public library Leonardo Lagorio of the city of Imperia, with the sponsorship of the Italy Japan Foundation and Foundation Mario Novaro, took place the opening of the room dedicated to the master Giovanni Berio, alias LIGUSTRO as a goal following the important donation (crafted woods, correspondence, Japanese calligraphies, books and artworks, a complete archive of an entire life dedicated to art) of Ligustro to the city of Imperia. The room is usable from the community, as a point of excellence, to consult all the donated material for personal in-depth analysis and follow up meetings.

 

Email:

ligustro.italia(AT)gmail.com